Chiesa Di San Bartolomeo Albino
Arte e cultura

Chiesa di San Bartolomeo

L’antica chiesa di San Bartolomeo ha origine con la costruzione del monastero agostiniano di San Bartolomeo nel 1336.
Passata sotto la cura della Misericordia fu sottoposta ad opere di ampliamento nel 1467.

Elementi significativi
L’interno ad aula unica è scandito da tre arconi a sesto acuto che reggono il tetto di legno a vista. Di fine Quattrocento e del primo Cinquecento sono i numerosi affreschi votivi, come il ciclo del Martirio di San Bartolomeo dipinti nel 1492, della bottega dei pittori Marinoni, o le Storie del Beato Simonino da Trento, un unicum per la zona, e altri dipinti murali che per la qualità possono essere avvicinati a note botteghe di pittori lombardi.
L’altare maggiore ha una seicentesca costruzione architettonica di legno dorato.
L’edificio risulta inoltre arricchito da sculture lignee, in particolare dall’ importante presenza del Polittico ligneo di S. Bartolomeo, opera di Pietro Bussolo e Giovanni Marinoni, recentemente ricongiunta dopo una trentennale vicenda di dispersione.

Ciclo narrativo del Beato Simonino da Trento, Giovanni Marinoni, 1484
Il ciclo è suddiviso su quattro registri, ognuno dei quali consta di due riquadri relativi alla vicenda trentina, fatta eccezione per il primo, a terminazione centinata, in cui compare un solo episodio.
La comprensione delle scene era facilitata da iscrizioni in lingua volgare che comparivano al di sotto di ciascun episodio, ma che attualmente risultano in buona parte difficilmente decifrabili, quando non del tutto scomparse.
Il ciclo simoniniano illustra, dalla prima alla sesta scena, i fatti di Trento che intercorrono tra martedì 21 marzo e la notte tra giovedì 23 e venerdì 24 marzo 1475 secondo la relazione dei fatti di Trento scritta lo stesso anno da Giovanni Mattia Tiberino.

Affresco “Madonna col bambino”, post 1478
Situato sulla parete destra, quarta campata, questo affresco pare essere il più antico presente nella chiesa.
È realizzato sotto una finta architettura da cui pendono due campane di foglie e di frutti, con gli stemmi non identificati dei committenti. Non si conosce il nome dell’artista, che si caratterizza per una linea di contorno molto decisa e un modellato molto morbido, reso per sottili passaggi tonali.

Affresco “Il martirio di San Bartolomeo”, Giovanni Marinoni, 1492
L’affresco è collocato di fronte all’ingresso laterale della chiesa che un tempo si apriva sulla piazza del Comune prossima al sagrato della parrocchiale di S. Giuliano.  
Le tre scene in S. Bartolomeo appartengono ancora a una cultura tardogotica e arcaizzante dove la corretta inquadratura prospettica e la solidità plastica cedono il passo all’icasticità dei gesti e alla vivace verve narrativa, e raffigurano tre episodi della vita di San Bartolomeo. Bartolomeo fu apostolo in Asia, evangelizzò e portò alla conversione quelle popolazioni pagane, fu protagonista di episodi di esorcismo e per tutto questo in Armenia bastonato e flagellato, crocifisso, e mentre era ancora in vita, scarnificato e quindi decapitato. I tre episodi affrescati in S. Bartolomeo rappresentano il Santo secondo l’iconografia più consueta – “capelli neri e crespi e barba fluente” – e ne illustrano il martirio ordinato dal re Astiage dopo la conversione al cristianesimo del re Polimio, suo fratello maggiore, collocando al centro la più nota scena della scarnificazione da vivo, preceduta dalla rappresentazione di Bartolomeo bastonato alla colonna, seguita dalla decapitazione.

Crediti fotografici: Fabrizio Carrara Fotografia – Experimento Design

 
 

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