
Chiesa di Santa Barbara
La chiesa di Santa Barbara Vergine e Martire si trova a Bondo Petello, frazione di Albino.
La chiesa fu oggetto di un importante lavoro di ampliamento con la formazione dell’aula a croce greca su progetto di Gioachino Piccinelli nel 1853. Con decreto del vescovo Camillo Guindani del 13 dicembre 1882, la chiesa fu elevata canonicamente a parrocchia e smembrata da quella di san Giuliano.
Nel Novecento furono eseguiti lavori di ammodernamento e mantenimento con il maggiore innalzamento della torre campanaria nel 1941 e la realizzazione del portico esterno nel 1961.
Elementi significativi
Circondata su tre lati da un discreto sagrato pavimentato, parte in selciato e parte in terra battuta, la chiesa presenta il tradizionale orientamento liturgico con l’abside rivolta verso est.
Dall’arco posto centrale al porticato si accede all’ingresso principale con portale in marmo di Zandobbio.
La navata con pianta a croce greca si compone di due parti di cui maggiormente ampia quella dedicata ai fedeli e di misure inferiori quella della zona presbiteriale. Lesene sorreggono i quattro arconi completi di colonne e capitelli d’ordine corinzio.
Sull’altare maggiore è collocata la più antica pala d’altare commissionata ad Albino a Giovan Battista Moroni, la Madonna in gloria con le sue Sante Barbara e Caterina d’Alessandria (1562-1564 ca.). Lo schema compositivo, a struttura convergente sulla Vergine in gloria è mutuato dal Moretto, ma il Moroni vi introduce la significativa variante della gran luce dorata del fondo, che rappresenta simbolicamente l’Empireo e allude dunque alla presenza di Dio. Più di una rappresentazione si tratta dunque di una “visione” e la Vergine, umana in quanto solidamente poggiante sulle nubi, vi assume la funzione di tramite alla percezione del divino. Le Sante, non assumono l’atteggiamento consueto di adorazione, ma si differenziano tra loro: mentre S. Barbara rivolge la sua intera attenzione a Maria, viceversa S. Caterina si rivolge esplicitamente al visitatore come in un invito. Alle due presenze è assegnata la specifica funzione di convogliare sulla Madonna e su Dio l’attenzione del devoto: la gesticolazione e il moto dei sentimenti hanno una finalità oratoria e devozionale conforme alla precettistica della Controriforma cattolica. Le due Sante indossano abiti esplicitamente cinquecenteschi, ma paradossalmente ostentano anche gli attributi del loro martirio, rispettivamente la torre (alla cui base Moroni ha apposto la propria firma) e la ruota dentata. Il paesaggio di fondo è una veduta interamente fantastica includente però ben riconoscibili elementi naturali (il roccione chiaro richiamo alla Cornagera) e architettonici (il borgo) alludenti all’area circostante la chiesa. Questi elementi, gli accenni alla modalità del martirio come rimandi all’esercizio della virtù eroica e la riconoscibilità dei paesaggi così come la resa naturalistica dei costumi, si motivano ammettendo che la pala sacra è per Moroni, e per la sua committenza, innanzitutto uno strumento devozionale per il recupero della dimensione morale e umana del fatto religioso.
Crediti fotografici: Fabrizio Carrara Fotografia